Italiano
Virtualizzazione e cloud non sono la stessa cosa: rispondono a esigenze diverse e hanno costi differenti in termini di CapEx e OpEx. Ci sono delle innegabili assonanze tra le soluzioni di virtualizzazione e il cloud, ma si tratta di due implementazioni differenti sia nel modello di business sia nell’operatività. Partendo da una premessa imprescindibile: senza la virtualizzazione semplicemente non esisterebbe il cloud.
A voler essere sintetici, la virtualizzazione permette di creare risorse virtuali partendo dall’HW a disposizione: la scalabilità è limitata dall’HW, ma l’implementazione è più rapida. Inoltre, le imprese che scelgono di tenere la virtualizzazione on-premise hanno un controllo maggiore sulle applicazioni virtualizzate e sui dati. Il cloud, invece, fa affidamento su risorse HW che possono trovarsi anche a migliaia di chilometri di distanza a cui vari utenti possono accedere contemporaneamente tramite una semplice connessione ad Internet.
Virtualizzazione e cloud: le differenze
Una delle principali differenze fra virtualizzazione e cloud riguarda la retention del dato. Nel caso di un’infrastruttura on-premise o di un cloud privato, l’impresa può scegliere di avere un maggiore controllo dei suoi dati: saprà dove e come vengono custoditi e gestiti. Nel caso di un cloud pubblico, invece, le aziende non conoscono l’esatta ubicazione dei loro dati, ma hanno un riferimento geografico generale specificato nel contratto con il cloud provider. In questo caso, le imprese scelgono di affidare al partner la custodia dei propri dati aziendali.
Virtualizzazione e cloud seguono due strade differenti anche per quel che riguarda la tipologia di investimento richiesto per l’implementazione. La virtualizzazione ha alte spese di CapEx e bassi costi di OpEx in quanto l’impresa deve acquistare e manutenere i macchinari necessari. Lo stesso vale per il cloud privato. Il cloud pubblico, invece, offre basse spese di capitale, ma costi operativi più alti. In questo caso, l’impresa non investe in un’infrastruttura dedicata come accade nella virtualizzazione e nel cloud privato.
La tecnologia di virtualizzazione non è una discriminante
Ciò che invece non rappresenta un fattore vincolante è la tecnologia di virtualizzazione. Sia on-premise sia in cloud, i maggiori player del mercato attuale possono proporre al cliente l’ambiente di virtualizzazione più idoneo per i suoi obiettivi d’impresa. Un classico esempio è quello di un’azienda che ha già un ambiente virtualizzato in sede e vuole estenderlo senza sostenerne i relativi costi di capitale, quindi non dover acquistare nuovi server o storage. Il cloud provider in questo senso è agnostico: può lavorare in egual modo sulla tecnologia di virtualizzazione con cui il cliente ha già familiarità con gli stessi risultati prestazionali.
Quale scegliere: virtualizzazione o cloud?
Chiarite le principali differenze fra virtualizzazione e cloud, alle imprese resta la domanda: quale scegliere? Oltre alla valutazione dei costi che contraddistinguono l’una o l’altra tecnologia, l’analisi del workload e del numero di risorse virtuali necessarie sono fattori chiave. Migrare in cloud un certo numero di workload potrebbe portare significativi vantaggi economici in termini di riduzione del Total Cost of Ownership (TCO) di quei workload.
Viceversa, nel caso di workload complessi o di un numero considerevole di macchine virtuali, lo scenario è sfaccettato: una soluzione mista che sfrutti sia cloud sia virtualizzazione on-premise è probabilmente la scelta migliore. In particolare, per le applicazioni da cui dipende il core business e sul quale l’azienda vuole mantenere un controllo totale, la virtualizzazione on-premise può essere l’opzione più adatta sia nell’ottica della gestione del dato sia per l’impatto sulle prestazioni finali. Per altre applicazioni, meno intensive o meno sensibili, la migrazione su cloud è preferibile. Ogni cliente ha bisogno di una strategia su misura a seguito di un’analisi dettagliata delle applicazioni.
